Antonio Luigi Ruggiero,

figlio di Nicodemo e di Filomena Parrotta, terzo di undici figli, è nato a Cirò Marina in provincia di Crotone l'8 ottobre del 1952.
E' sposato con Ilva Bastone ed ha quattro figli.
E' stato consigliere comunale di Cirò Marina nel 1976, nel 1985, nel 1990 Sindaco, mentre oggi Vice Sindaco e Assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura e Beni culturali del popoloso comune che si adagia sulle coste dello spumeggiante Ionio.
E' stato segretario della FIGC,poi del PCI e del PDS; segretario dell'ANSPI Calabria; componente di numerose associazioni locali, provinciali e regionali.
Svolge le funzioni di responsabile amministrativo nelle scuole elementari di Cirò Marina. Ha pubblicato una silloge poetica nel 1998 dal titolo "Un Cuore che canta" e una nel 1999 dal titolo "Noi"

 
Alcune opere:

Presentazione

    Commentare un libro di poesia, non è una consuetudine per uno come me, ex insegnante di matematica; ma se pensiamo che le poesie sono state scritte da un D.S.G.A. o come avremmo detto qualche tempo fa, un segretario quale è nella sua vita lavorativa Luigi Ruggiero, allora il cerchio (toma la matematica) si chiude e viene fuori quella che è l'essenza della poesia, cioè una Arte pura, in cui ognuno si rifugia e si esprime, talora per mestiere ma, molto più spesso per il piacere di restare qualche momento in colloquio con se stesso e saper poi suscitare negli altri un sentimento di simpatia o meglio ancora di "corresponsione di amorosi ( e poetici) sensi" come già altri hanno detto con maggior enfasi di me.

    Ed allora partiamo da una definizione che ho letto da qualche par- te: "La Poesia scaturisce dalle profondità più segrete dell'anima", ed in questo l'Amico, con la "A" maiuscola, Luigi ha saputo essere eccezionale nella ricerca e nell'introspezione personale, anche se chi lo conosce sa che non ha bisogno di ricercare molto a fondo nel proprio io per rendere conto del suo essere poeta ancor prima che uomo con quella sua generosità e quel suo senso dell'amicizia profonda che lo contraddistingue e ne fa un uomo di estrema e squisita sensibilità, ancor prima che un uomo di cultura superiore alla media e, come tale vera fonte di piacere già nel solo ascoltarlo e, quando ne si è all'altezza, per poterlo contraddire o ribattere; un avversario, sia chiaro solo verbale e nell'intento di elevarsi e portare il proprio spirito a quel livello che oggi pare spesso essere dimenticato.

   Se a questo si aggiunge il suo interesse anche per la politica che, forse anche per la mancanza di quella genuinità che invece traspare quotidianamente dal suo essere, oggi è sempre più svilita da uomini che hanno interessi di sola natura materiale, ecco che appare difficile anche il solo inquadrare un uomo di siffatta levatura personale e spirituale.

   Del resto già il titolo è, come direbbe qualcuno: "Tutto un Poema" non a caso se, l'amico Luigi impiega più pagine della sua presentazione solo per spiegarne il significato, allora di rimando io mi permetto di dire: ma cosa è la poesia se non racchiudere m una o m poche parole tutto un sentimento, tutto uno stato d'animo, tutta una sofferenza intima e profonda ?    Ancora una volta Luigi ha voluto, non fare sfoggio della sua Cultura perché non ne ha bisogno e certamente non ne ha l'intenzione, ma approfondire il suo pensiero, portarne a conoscenza tutti e, soprattutto quegli amici che stima o a cui vuole bene come a se stesso.

  Questo è il Luigi che io conosco, questo è il "Poeta" che lui sa e vuole essere.
Ed allora ecco come dalle sue poesie traspare quella sua filosofia dell'essere, traspare quella sapienza buttata a piene mani e colma della voglia di renderne edotto il mondo intero sempre nell'intento di condividere con gli altri la gioia della sua essenza intima, della sua voglia di stare con gli altri, della sua volontà di parlare e filosofare sulle vicende piccole o grandi della vita.
Ma ancora quel suo equilibrio inferiore forgiato dal dubbio, per cui non sai mai se nella poesia voglia narrare del suo ottimismo o se invece voglia parafrasarci il pessimismo, sarà voluto o solo incidentale ? Ma se vogliamo cogliere solo alcune delle tematiche, per così dire ricorrenti nella poetica di Luigi, che vediamo in più di qualcuna delle poesie (Orme, Crisos, II ronfare del figlio) quel passaggio continuo e quasi senza rendercene conto dalla descrizione, e dalla sofferenza, del male o del brutto della vita al bene, al bello al trionfare dell' ottimismo o della speranza che si cela nei versi finali; una specie di catarsi greca ma priva di quella tragicità che mal s'attaglia al poeta, persona positiva e ottimista per natura.

   O quella ricorrente descrizione della natura (Serenata, Ombrellone) nella sua bellezza semplice e nel suo incedere quotidiano, pur con un forte legame, oserei dire obbligatorio e naturale per Luigi, per la terra natia che sente sempre forte nel proprio io poetico e non. Terra natia che toma prepotente in altre liriche (Italia mia, Zaieuco) con un richiamo ancor più teatrale alla propria storia vissuta a contatto con una Natura che vede e vuole vedere non solo con gli occhi meravigliati del poeta ma anche con il ricordo di un tempo che pur trascorso è sempre vivo nell'intimo e nella speranza, forse malcelata, di tornare indietro per rivederla così come era anni fa.

   E poi alcune sue storie personali, penso alla poesia Scarpe, in cui si intreccia il ricordo con la testimonianza, in cui viene a galla il poeta della rimembranza e, ancora una volta, della testimonianza.

   E che dire di quella sua "Gazzella" che ricorre continuamente, simbolo di che ? Forse la sua presenza continua è a causa dell'eleganza o è un sottinteso di qualcos'altro ? Perché affannarsi a scoprirlo ? Lasciamo che ognuno veda in quella gazzella ciò che vuole, anche perché siamo certi che non sarà mai la stessa gazzella. D'altronde Gazzella può essere una città, una persona, un oggetto o qualunque altra cosa, ma sarà sempre e soltanto il gridare poetico e indifeso dell'autore.

   Infine pensiamo a qualche lirica più alta in cui si affaccia prepotente il ricordo, ma io direi più che il ricordo la speranza di ritrovarsi ancora in queste immagini che sono e saranno la libera espressione di un Luigi differente da quello conosciuto da tutti, ma forse ancora più vero e genuino di quello che si è sempre mostrato, pur sapendo che non ama certo gli infingimenti e che egli è già, naturalmente, l'espressione più pura della verità.

   Ed è per questo che gli si può perdonare quel linguaggio crudo, forte, a volte anche pesante ma espressione dell'io di Luigi, espressione irrinunciabile di chi crede in quello che fa e che sembrerebbe distante dal linguaggio della poesia eppure così vicino e reale.

   Da queste considerazioni nasce il lirismo spinto ma mai esasperato o fuori dal mondo di oggi e termino con un messaggio di speranza che si può leggere nella sua poesia, come un anelito di ritomo alla natura e al creato verso cui nutre grande rispetto e soprattutto Fede, quella autentica che necessiterebbe per migliorare un mondo che se pur non poetico, di certo della poesia ha ancora grande bisogno.

   Quella sua grande religiosità di tipo essenziale e scevra da quegli aspetti deteriori che talora ne appesantiscono la pura spiritualità è forse il messaggio più puro e più bello che traspare, cogliamola insieme per rispetto anche dell'umanità e della sua opera spesso negativa.

   E chiudo con un Grazie: vero, sincero e profondo, perché in un mondo che talora forse non ci appartiene, Luigi riesce a richiamarci quella spiritualità e quella attenzione verso la poesia che aiuta a riflettere, a guardare nel nostro intimo e trovare risposte e soprattutto speranze per il nostro vivere quotidiano che toma ad essere il nostro mondo e non quello degli affanni.

          di Franco Rizzuti (Dirigente scolastico)

Progetto 2000 - 2008

Prefazione
UN SOGNATORE CHE CANTA LA VITA

Nessuna verità mi è superiore,
o conquistatore delle ricchezze.
Tutto su me riposa, come perle su un filo.
Dell'acqua sono il sapore, o figlio di Kunti,
del Sole e della luna la luce,
dei mantra vedici la sillaba om.
Sono il suono nell'etere,
e nell'uomo l'attitudine.

La Bhagavad-gita, capitolo VII, versi 7-8

Luigi Ruggiero, molto noto negli ambienti politici e culturali della provincia di Crotone per la sua spigliatezza e appassionata difesa dei diritti dei più deboli, ancora una volta con "I have a dream!" consegna al giudizio dei lettori, che sicuramente non risulteranno come l'asino bigio di carducciana memoria che noncurante di tutto e di tuffi continua a rosicchiare un dolce cardo, quanto il suo taccuino sotto il sole - con cui pure Sandro Penna «dal chiuso libro... approda a... .la vita-lontana» - riesce a fotografare della realtà esoterica ed estrinseca che quotidianamente vive. Con questa sua ultima silloge: poetica Ruggiero si conferma autore complesso, eclettico, virile, coinvolgente; inquieto e confuso come i ,cavalieri dell'effimero ch'egli disprezza; tranquillo e determinato come i cavalieri d'altri tempi a cui egli s'ispira nel dare voce a chi voce propria non ha mai avuto.

Aveva ragione Vittoria Parrilla a scrivere nella presentazione di "Al tramonto" che

le liriche di Ruggiero vanno sfogliate, poi lette,
poi studiate: un mondo di pulizia si dispiega,
allora, al cuore di ognuno; un mondo di bene,
si costruisce allora in ognuno. E nel giardino di
Brecht allora si riesce a distinguere e a dimensione
la gramigna, perché non si confonda con:
le piante e i fiori del bene e della vita.

Ruggiero è ermetico: non lo si capisce fino a quando non lo si è studiato. Ho ascoltato nel 2006 a chiusura della campagna elettorale amministrativa di Ciro' Marina il suo comizio tenuto in una piazza Diaz gremita fino all'inverosimile: in quasi un'ora di ragionamenti a braccio Ruggiero dialogava con la piazza, spaziando dalla filosofia alla letteratura, dalla politica alle scienze, dalla religione alle cose amministrative. Ad un certo punto cita Cartesio e Galilei e subito dopo Hermann Hesse e il suo Siddharta. Due vecchietti vicini a me, che pure lo applaudivano, mi domandarono «Ma chisti perzune ca 'u professoru 'a ventumati 'uu su 'nta lista e Parrilla. Allura u professoru a chini vo' ca votami?».

Ruggiero è così: difficile da seguire, ma affascinante; antipatico e scostante nei suoi radicalismi esagerati, ma simpatico e condivisibile nei modi in cui si relaziona al mondo di valori antichi, che la società di oggi, imbrigliata nell'avere, periferizza e licenzia come infantili; un sogno confuso, ossessionato dal sogno dell'ossessione amorosa, della gazzella del desiderio di libertà; la fascinazione destinata a non attuarsi; l'amore di un sogno e non il sogno di un amore.

In "I have a dream !" c'è il Ruggiero che fa poesia per gli altri e per il futuro; che sogna un mondo diverso in cui, senza fraintesi e senza paure, sia proclamato il Cristo della Verità del fanciullo; che fa arte per la vita e per la cultura, che non è il gozzovigliare con champagne e caviale nei salotti delle dame annoiate del Settecento, che non è il meravigliare del Marini, ma è solo un indossare un abito nuovo che contamini positivamente i comportamenti di chi l'abito nuovo indossa.
In Ruggiero ricordo e desiderio sono l'ossessione del sogno e la propedeutica del futuro, di quel futuro a misura d'uomo che mette a centro del proprio presente la persona e i suoi diritti spesso misconosciuti, come quelli del diverso e del diversamente abile; insiste prepotente la traduzione di una realtà adrenalinica in una visione di mondo valoriato dove la poesia è un fare operoso, è genoma del patrimonio socio-politico-culturale del presente, ma è anche il cromosoma in più che rende geniale come il maestro da Vinci.

Nella silloge che presento c'è di tutto e di più:
«il sogno (che) oblitera (un) quotidiano che tarpa le ali delle aquile in volo» e che «nella nervosa gazzella depone ogni futuro» per raggiungere la vetta del sapere e della luce e «mai s'accascia»; il Yes, we con «senza imbecilli rassegnazioni, elimosinando» e donando «Amore per le strade di ogni giorno»; 1'«abitar le primavere delle stagioni: per non morire per "niente»; il voler «regalare un bacio alle labbra del Cuore dell'appestata, abbruttita dal morbo di Hansen»; l'«I care... per essere libero dai vincoli degli incubi. Per parlare d'amore. Per regalare amore»; l'attesa «sull'uscio di ricordi selvaggi in cui'l'angelo sfugge dal cielo»; la «foglia di fico, (che) pietosa, continua a celare le nudità del presente, che non hanno futuro»; «i rami secchi (che) gioiscono nella promessa di una nuova fiontura da consegnare al Cristo della bellezza del cuore»; l'eloquio della notte in un invito

Riposati; nera gazzella, dalla Babele del giorno, che canuta e stanca, ha graffiato le tue graziose fattezze nell'ebbrezza di un Piacere consacrato al signore del male.
Riposati, anima insonne, dagli affanni di una ricerca senza strada.
Riposati, e, dal davanzale della finestra di casa, parla con le stelle di Dio, ascolta il silenzio della luna, immergiti nell'incanto dell'eloquio della notte.

Ruggiero è così come si descrive negli appunti del cassetto della sua scrivania, che egli apre e che, con coraggio, mette a disposizione di quanti lo vogliono leggere: un sognatore, che comunque ed ovunque cerca il sogno, che canta la vita anche nella "Nera Signora", che rende visibile e spesso risibile, l'ineluttabilità del sogno.

          di GABRIELE VINCENZO (Dirigente scolastico)


2007

Prefazione
Luigi Ruggiero, che per il fatto di svolgere le funzioni di Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi nell'Istituto Comprensivo di Ciro', dove presto servizio di ruolo quale Assistente Amministrativo, è mio "immediato superiore", è una personalità eclettica e imperscrutabile, come spesso sono le sue liriche.
E' solitamente gioviale, affettuoso, dolce, cordiale, mite, bonario, mansueto, amorevole.
E' un cristiano che cerca, e non per "miracolo mostrare", di dare il meglio di sé, nei rapporti umani e nel lavoro, dove risulta instancabile, diligente ed "unico" specie nella soluzione dei problemi tecnici legati alla gestione degli strumenti informatici, che utilizza con grande distacco e senza farsi "acchiappare" (sempre memorizzo su appunti cartacei le "sue" soluzioni informatiche che poi mi sollecita appena il problema analogo si presenta!)
Ma la sua gioviale affettuosità spesso si adombra ed allora diventa irascibile, intrattabile, incomprensibile; ed a fatica si resta suo amico, a fatica si riesce a capirlo.
Pure a fatica "interiorizzo" il pensiero corretto ma "diffìcile" che Luigi Ruggiero esprime nei suoi scritti : sempre li sottopone al vaglio di Beluzzo - come lui chiama il Dirigente scolastico prof. Gabriele Vincenzo - e alle valutazioni di Pasquale Fiore e di Roberta e di Martella e di Saverio , e a quelle mie e di Gino Scapelli, il docente vicario dell'Istituto.
E' diffìcile seguirlo ma è piacevole il farlo nella sua "ossessiva" ricerca del vocabolo "opportuno"; quando sciorina la sua non comune cultura umanistica e quando - sempre !- evidenzia la convincente giustezza delle motivazioni a sostegno di tesi, anche le più assurde e sin dall'inizio "perdenti".
A fatica, ma con tanta voglia di conoscenza, ho interiorizzato le precedenti pubblicazioni di Luigi Ruggiero e quelle liriche che si ostina a non pubblicare, perché le ritiene troppo dozzinali.
Ma in "Un cuore che canta" (raccolta stampata in settembre 1998) dove "lo spettacolo della vita si spegno nello sguardo di un bimbo che muore di fame, che viene venduto al mercato del sesso..."; dove "...andrò randagio in cerca di libertà senza le mortificanti catene dei Partiti..."; dove "...non ha più colore la parola dei ricordi per un corpo irrigidito davanti un televisore e ad un bicchiere di gin ormai finito" la fatica della comprensione diventa piacere di leggere ed il canto del cuore il pianto di un'anima che cerca, e trova e solo in Dio, la pace del futuro.
E così pure in "Noi" (stampato in aprile 1999), dove la punteggiatura inesistente costringe a una lettura tutta d'un fiato, le liriche "Non il mistero dei Templari o dei Maya... o la memoria del sessantotto scuoteranno ormai l'algida coperta della mia anima ma i fremiti del cuore quelli sì faranno sussultare un corpo vecchio ed usato..."; "Si deve andare nelle baraccopoli delle periferie...perché là un bimbo dagli occhi grandi...condivide con la fogna i giochi dell'infanzia..."; "Quando...anche noi saremo vecchi ti dirò con un bacio di infinita dolcezza che nonostante il mio corpo giovane continuamente cercasse di misurare la sua virilità io non ti ho mai tradito..."; "...cavaliere solitario di nuovo mi chiudo nella torre delle mie assurdità convinto però che alla fine saranno i campioni a vincere la tappa e poi la corsa" prorompenti "staccano" un uomo che è ognuno di Noi; non uno qualunque, ma tra il meglio di Noi, che nell'uomo cerca e trova Dio, specie tra gli ultimi ai quali "regalare" voce forte e chiara "propria".
La raccolta "Dal terrazzo dell'esistenza" (stampata in luglio 2000) è tutta nella Prefazione di Enzo Barca, amico di Luigi Ruggiero e fondatore dell'Associazione culturale "Alunni delle Muse" di Trento, "...il suo iter poetico resta fedele - senza stravolgere valori ne idealità - al modello espositivo e predilige l'accurata scelta del vocabolo, accattivante... da segnalare ai "buongustai" della letteratura"
Di "Riverbero" (stampato in ottobre 2002), Enzo Barca, che Luigi Ruggiero, al pari di altri, definisce "il maledetto terrone, che è uomo a cento carati", scrive "....insieme compositivo mai imprigionato dall'ermetismo, che consegna alle Calabrie...un autore vero...che sa scavare nel profondo dell'Io" e "...compunto il poveretto piange e nel suo cielo di tutti, continua a cercare quella pietà che già all'Uomo aveva dato" conferma la grandeur di un cuore che "non importa..." da il meglio di sé.
"Selva dell'Io maiuscolo" (stampato in ottobre 2004) e "Povero Diavolo" (stampato in settembre 2005), come scrive Adriana Capoano, fanno condividere "...sensazioni, affetti e passioni dove dominano le risonanze e le trasparenze implicanti frammenti di vita, avventure del cuore e della mente, desideri inappagati, sogni appena sognati".
"Senza Titolo" (stampato in novembre 2006) consegna ai lettori l'uomo innamorato della Cultura; l'uomo che cerca nella Cultura non il salotto ciarliere ma l'impegno sociale, un "quidquid" che possa migliorare uomini e cose.
In "Al Tramonto" - raccolta assai lontana dalle prime pubblicazioni - le liriche farcite di dotti riferimenti subito "stancano", ma appena "ripassate" e "studiate" si interiorizzano felicemente e a tal punto da mettere in nuce con forza un mondo di pulizia in cui "l'uomo si accascia e oltre (finalmente!) vagola per i sentieri del Bene^; dove i "tormenti di un cuore carico di amare certezze blandiscono appena ogni insano desìo e, nella pervicacia del giusto, percorrono il mantra dello scandalo. Perché ognuno sogni di Aurora, di un giorno di sole"
"Sii bella diversa creatura, ti prego, anche quando la bellezza dell'onestà in solitudine relega nel mare profondo dei mediacri" diventa un invito alla pulizia interiore per "...un dolce e struggente bacio di primavera" anche quando "...stella diana più non danza nella valle del sapere con la poiana del Bene, che, solitària, altri nidi e luoghi e alcove accarezza, senza mai trovare"
In "Al Tramonto" Luigi Ruggiero diventa pure lui "uomo a cento carati" e canta e condanna e si rammarica e urla - un urlo di disperazione che è di liberazione, un urlo di angoscia simile a quello di Munch - e "...per affermare Verità ed Onore nel nome di un Cristo croce/isso dall'assenza di Valori, senza macchia..." percorre le stradine della "...Praha di Ka/ka..." e sulla "...bancarella di Karlova..." incontra "...il Libro...l'uomo e la vita... e Dio" perché si strugga "...ogni giorno la rosa per la carezza di un'ape che dolcemente ne blandisca i petali...E contìnua. Contìnua a lottare, a credere, a sognare; a vivere e a schiudersi ogni giorno. Per non appassire. "
Ha ragione Mons. Antonino Terminelli, scrittore prolifico, che per un'originale opera su Tommaso Campanella compare nella prestigiosa collana "Monumenta Italica" di Roma, quando di Luigi Ruggiero scrive "...mi sono incontrato con un uomo. E di questi ho sentito i palpiti di un cuore sanguinante; i sentimenti du un'anima travagliata; i sogni di una fantasia illuminata. Mi sono fermato sulle suggestioni e sulle impressioni di una parola magica, che tutto trasporta sulle corde del cuore. C'è un microcosmo spirituale, in cui, tante volte senza che noi ce ne accorgiamo, si rincorrono gioie, paure, ansie, tormenti. Le figurazioni... ti costringono a meditare e ad entrare nel deserto dell'anima. Sono un prezioso commento ad una poesia viva e vivace, che trascende la malinconia e la tristezza di una quotidianità fredda e muta." Ed ancora quando scrive "...la poesia di Ruggiero va meditata, perché spesso sotto la parola c'è sottinteso qualcosa, che tocca il mistero" .
Le liriche di Raggiere vanno sfogliate, poi lette, poi studiate : un mondo di pulizia si dispiega, allora, al cuore di ognuno; un mondo di bene, allora, si costruisce in ognuno. E nel giardino di Brecht si riesce, allora, a distinguere e a "dimensionare" la gramigna, perché non si confonda von le piante e i fiori del Bene e della Vita.

          Vittoria Parrilla

2007

Praefatus
"E questo voglio quanto a' prefati popoli"
(Machiavelli, Discorsi, II, 8)

Amo scrivere (e ancor di più leggere!) ma non mi considero un grafomane.

Mi è piaciuto scrivere sin da quando alle elementari ho "socializzato" "I dolori del giovane Werter" di Goethe e al quademino dalla "foderina" nera ho affidato le modeste riflessioni e i sogni di un bambino diverso dal resto della classe - si era in trentuno! - che andava a scuola sempre senza scarpe, anche d' inverno.

Mi è sempre piaciuto scrivere e soprattutto leggere.

Era, ed è, il passatempo che preferivo ad ogni altro: ad una partita di calcio in cui giocava Sivori; ad una serata al club con la little girl; alla ragazzaglia adolescenziale, che, intomo alla " 'ntinna" di Piazza Rossa, si adunava nell'unico gioco che si riusciva a concludere senza bisticciare, " ara 'mmucciatedda".

Da allora, pur se spesso circondato dalla tronfia superiorità di volgari imbelli - acchiappati e vincenti cavalieri dell'effìmero dell'Avere ! - ho scritto tanto e per ogni occasione.

La mia scrivania - la prima l'ho comprata, quando avevo diciassette anni, con il ricavato di un mese di doposcuola di latino ad uno studente del Ginnasio - è, pure ora, stracolma di poesie, racconti, semplici appunti e considerazioni.

Solo da poco - da circa cinque anni - ho preso il coraggio, o la protervia, di aprime i cassetti.

Ricordi.

Sogni.

Di tutto e di niente.

Solo il piacere di scrivere. La voglia di dare ad altri qualcosa di tuo.

Forse per evitare che la noia costringa a chiudere ogni dialogo con Amore.

Forse per evitare che si possa rinunciare a se stessi e diventare così mero oggetto della vanità degli altri, per un qualsiasi ammiccamento di piacere.

Forse.

Si scrive di tutto e di niente e, come nella cassaforte di Biggleman, nello scritto si deposita ogni cosa e non ci si avvede - ahimè! - che spesso ci si occulta pure "la chiave".

          Luigi Ruggiero

2006

Presentazione
L'elemento predominante che caratterizza e rende "diversa " ed unica Quest'ultima raccolta di poesìe rispetto alle precedenti, è il finalmente lasciarsi andare dell'autore nell'esprimere la sua voglia di fede e amore in Dio: il Dio presente da sempre nella sua vita. Il Dio che ha sempre cercato e che finalmente riesce a trovare e conclamare in "Cercare Cristo " nell'ordinario svolgersi della vita "tra gli ultimi ai Quali regalare un sorriso " e "nella vita più dolce che mai finora ho saputo raccontare ", in "Nella fede in Dio ", dove anche in una vita vissuta nel peccato Dio è Dio!
Ogni occasione diventa per l'autore momento di creazione e riflessione: un semplice viaggio, la visita al Cimitero del Verano dì Roma. La lettura di Trilussa è il cuore, che spìnge e va oltre all'apparente Quotidianità.
Nei frammenti di vita adolescenziale il tono delle liriche è più fluido e connotato dalla ricerca struggente di un amore vero ed unico, di una vita che non può che essere un sogno, "senza guerre ne fame ..... in cui ovunoue il diverso si abbracci come se stesso, senza le mafie dei potenti". La famiglia, la Quotidianità, i valori più importanti della vita, si confondono e si intrecciano nel richiamo alla classicità - che caratterizza da sempre il mondo dell'autore - e quindi alla passione che egli ha per la mitologia : alla ricerca severa delle parole, che meglio racchiude concetti semplici e quotidiani, che vengono trasformati e "rivestiti" con una simbologia ben definita e con precisi riferimenti storici e letterari.
In "Senza Titolo" Luigi Ruggiero svela e racconta se stesso, attraverso il ripercorrere simbolico della sua vita, fino a raggiungere quella maturità che canta in "Ti troverò ..nella mia matura stagione d'amore ". Una vita vissuta pienamente ed intensamente quella raccontata dall'Autore, accompagnata sempre dalla presenza di Dio, dall'Amore e dalla Sua Poesìa.

          Adriana Capoano

2005

Prefazione Questo "Povero Diavolo". Esplosioni di sensazioni, affetti e passioni, dove dominano le risonanze e le trasparenze implicanti frammenti di vita, avventure del cuore e della mente, desideri inappagati, sogni ancora sognati. In questi squarci del cuore, a volte sanguinante, a volte palpitante di sincerità, nell'impeto vitale, Luigi Ruggiero svuota la sua vera natura passionale e ribelle, ma pur pacata e confusa nelle dimensioni dell'esistenza che, per tali vibrazioni di alta risonanza, avrebbe bisogno di più vite, per effondere e diffondere la valanga creativa nel canto poetico. Sulle sensazioni del cuore aleggiano le malinco nie del tempo della vita, i rimpianti e le delusioni. Dotato di forte sensibilità, provato dalla vita fin dagli anni dell'adolescenza ha sempre saputo trasfondere i contenuti di un'esistenza nelle sue raccolte poetiche:

          Adriana Capoano

2004

Viviamo un'epoca, per molti aspetti tra le più interessanti della vicenda umana; un contesto di ferocia inaudita, in cui serpeggia il malcontento ed il linciaggio morale lascia totalmente indifferente l'uomo del profitto, molto bravo a districarsi nel bailamme dei reconditi interessi. Intanto lo sparuto gruppo dei puri, ancora fedele ai peculiari valori dell'esistenza, continua a battersi per cercare di frenarne il processo di "disumanizzazione", peraltro già in atto.
Luigi Ruggiero, scrittore calabrese ed Autore cerebrale, mal sopporta tale selvaggia savana, nella Quale talvolta rischia di perdersi senza smarrire però i capisaldi della sua cultura, sostenuto da motivazioni risorgenti, che eoyilibrano l'ego razionale ed i motivi universali rigeneranti le cariche emozionali.
Nato a Ciro Marina, nella "ruga" di Piazza Rossa, Ruggiero, uomo sanguigno rivestito della cotenna di duro (forse per far soggezione anche a se stesso), ha trovato la giusta formula - che appaga certe sue aspirazioni emergenti - per fronteggiare il mutevole tessuto sociale nel vivo interesse intellettuale:
"...Troppo tardi, / gli occhi aperti alla stella del mattino, / ho goffamente pensato di percorrere i sentieri di / Bacco, come ai tempi della mia stolta ed / insolente adolescenza. / Troppo tardi... ormai. / L'orgoglio della dignità / si afferma sull'egoismo del Piacere." In tale contesto vitale, dove i fermenti innovatori nel campo delle lettere vengono sentitamente assimilati e vissuti in una prospettica dimensione di umana attualità, l'Autore si addentra nella minuziosa e vasta tematica del mondo della poesia, di cui è cultore accurato. N'è testimone "Selva dell'Io Maiuscolo", ultima Sua fatica, la cui deiscenza impreziosisce tutta la produzione letteraria, un corposo inedito e Quattro pubblicazioni: "Un cuore che canta", "Noi", "Dal terrazzo dell'esistenza" e "Riverbero".
Il susseguirsi d'intuizioni profonde, le Quasi estatiche contemplazioni del luogo di cui sente compromessi i valori, collocano - a pieno titolo - lo scrittore ciromarinese nella giusta scala dei valori. Interpretare il mondo intimo, recesso, imperscrutabile, che vive nel Suo Io fantastico, ideale e cosciente, significa capirne anche l'awio del nuovo linguaggio letterario, penetrarne i fascini, le profonde voragini e le segrete bellezze: "Nella scialba / ordinarietà dell'Essere / naufraga la mente, / fiaccata / dalle diversità violente / di un mondo che il diverso respinge / in loffe periferie / da nebbie asfissianti abitate. / E altrove va... / cercando chete voluttà." L'Autore vive catarsi e sublimazione, che ne sottolineano l'unicità, ma i timori dell'evolvere del tempo, che non si arresta davanti a niente, gli causano momentanei silenzi, che vince rifugiandosi nella lettura. Nella silloge "Selva dell'Io Maiuscolo", fluidità di linguaggio, gusto della ricostruzione, vibrante e talvolta maliziosamente sfumata drammaticità sono evidenziati e rafforzati in alcune parti dall'alta fantasia. L'esegesi non invalida il proposito di capirla. Tutt'altro, poiché ci troviamo di fronte uno scrittore che interpone deliberatamente uno spazio limite d'interprete-interpretazione allo scopo di sollecitare la partecipazione, sostanza della tematica dei valori a lui molto cara. Ruggiero vive i tormenti in uno slancio d'inalterate ricordanze, nell'icastico suggello: "amo nonostante tutto", affermazione sostenuta dall'idealistica matrice, che mostra limpidezza riassuntiva unica: "...Nel fumo affollato da anonimi villaggi / scorge cuori generosi, / che lancia in resta, / la guerra attaccano e la fame pure; / che, sulla spada un fiore, l'odio debellano; / che, finalmente, / d'amore armati, / solcano il terreno/di un mondo migliore ". In sostanza c'è pure un ritorno al tempo dell'innocenza, della semplicità; Quando la gente sapeva stare bene assieme e la canizie, sinonimo di saggezza, consigliava l'attento ascolto del lamento degli ultimi, dei senza voce, toccasana per la crescita dell'uomo. I toni più intensi della poetica ruggieriana si riscontrano nelle tematiche esistenziali.
Allo scrittore ciromarinese rimproveriamo - simpaticamente ed in tono del tutto amicale - l'eccesso di generosità, talvolta causa di attimi di scoramento, superati attraverso arguti componimenti, "tappo dell'animo", che impedisce l'acetificazione del sentimento.
L'opera di Luigi Ruggiero, misurata nei moduli stilistici ed apprezzabile per bellezza di immagine, delicatezza ed armoniosità di suoni, sintonia e finalità, è una Quasi epifania letteraria e si trasforma canto lirico: "leit motiv" dell'inarrivabile ricerca della verità.

Sinfonia del vagito, che nasce con noi e si perpetua nella vita:
"In un dicembre brumoso, /abitato da freddi glaciali, che, /al suono di una piva dimenticata, / di antiche passioni scaldano i cuori, / Colui che sulla Croce / alle menti aperte al peccato / il perdono e la speranza del Bene regala, / nel giorno della Vita rinasce, / emarginato, povero e nudo..."
Forte d'un robusto retroterra culturale ed esperienza letteraria, nella silloge "Selva dell'Io Maiuscolo", Luigi Ruggiero dimostra di saper controllare vortici e "marosi" dell'Io.
Pertanto propone, con varie implicazioni, godibili affreschi del suo inconscio: il "fazzoletto" di terra, Ciro Marina e la sua "ruga" di Piazza Rossa, maestra di umanità, filosofia della stessa comunità.

          Vincenzo Barca

 

2002

A distanza di due anni dalla pubblicazione "Dal terrazzo dell'Esistenza", Luigi Ruggiero apre finalmente il cassetto dell'animo, mettendo così a nudo sentimenti ed emozioni. Ora, con "Riverbero", pregnante silloge poetica ricca di virtuosità letterarie, interessante anche per espressività ed impostazione concettuale, pur nella continuità della sua concatenazione poetica, l'autore supera e rimuove, se pur parzialmente, i punti nodali, i fulcri dei precedenti lavori per approdare ad un rapporto compiuto, passionale e totale tra un "Io" e un "Tu" che sono, intercambiabilmente, il poeta e l'universo. Siamo, dunque, al culmine, all'apice d'un delicato rapporto maturato e raggiunto non senza lacerazioni e travagli ma, anzi, calcolando ogni verso, soppesando con maestria la disposizione delle liriche in stretta connessione logica. L'autore giunge così all'identificazione ed alla chiarificazione del binomio "poeta - uomo". L'impossibilità di raggiungere l'eterno è il tormento che aleggia e s'insinua in ogni verso. Il rimpianto, invece, è mitigato dalla consapevolezza di saper donare a dispetto del marasma della quotidianità. L'auspicio: il recupero dei veri valori dell'esistenza. "…Ridere di se stesso e piangere…/ ed infine riaprire il cassetto della vita, / per stipare in logiche classificazioni e / gelosamente dimenticare, / la voglia di Essere, / l'amarezza per l'effimero che domina, / la paura dell'Apocalisse. / Ridere di se stesso e piangere… / ed infine morire col primo crepuscolo / nel bimbo che anzitempo, e suo malgrado, / non gioca più / con i girini della fiumara…". Grazie all'incrollabile fede, al Credo, doti indispensabili per attizzare costantemente la fiamma che arde nel didentro, Ruggiero può guardare avanti con serenità. La sua forza?... La famiglia alla quale ha consacrato la vita e dalla quale attinge nuove energie, soprattutto nei momenti di grave scoramento. In poesia non c'è nulla di scontato. I limiti naturali emergono fino a disorientare. È una lotta senza tregua - addirittura contro il volere della coscienza - tra desideri e paure, in una trasparenza d'immagini riflesse e contatti quasi palpabili. "Gravido di vecchiezza, / stanco e deluso delle cose d'oggi, / cerco la scala del Sole, / per maturare un cammino diverso, / che mi porti alla luce. / Decido un percorso dimenticato, / irto, scosceso e, / nel vecchiume delle mie incertezze, / le verità d'un passato…". Autore inquieto ma estremamente positivo, Luigi Ruggiero trae dal vissuto - sempre intenso - temi pregnanti da tradurre pio in poesia, vivificata dall'indelebile ricordo: dimensione storica che traccia l'umano cammino. Lo scrittore Calabrese, uomo di mille risorse e motivazioni risorgenti, canta la sua terra ( "isola di pace e prezioso dono di Dio" ), i paesaggi, i personaggi che gli hanno regalato l'innocenza, la spensieratezza, Terra che ama in modo viscerale, oggi accarezzata con lo sguardo del cuore. "…Dio solo regalò al mondo una fetta di Paradiso: / la mia terra di Calabria… / e il diavolo, come pure Repaci racconta, / mentre Dio dormiva / staccò dal suo cuore un pezzo di Male / e lo scaraventò tra la mia gente…". La poetica di Ruggiero si distingue, nell'attuale quanto poco emozionale panorama letterario, anche per capacità espositiva e descrittiva. Tutta l'opera è caratterizzata da percezioni scolpite e custodite nell'animo del poeta da cui sgorgano versi pungenti, ritmati da un invidiabile musicalità e gravidi di patos. La poesia, manifestazione artistica a lui più congeniale, si sviluppa in umiltà ma grande efficacia. Ne deriva un messaggio immediato: arriva direttamente nel petto e nella mente. Poesia che tocca le corde dell'animo e suscita, in termini precisi di tempo, grande emozione. Sottolinea "ombre, luci e segni", certo non irrazionali o causali, ma voluti, mirati e poeticamente coerenti. "…Scarto / tra la storia delle mie consapevolezze", recita Ruggiero in Voglia di certezze "scruto / tra gli anfratti del mio subconscio, / pretesti e motivi, / verità e certezze, / che finalmente scoprino / le conturbanti nudità della Maja / che, vivaddio, / regalino un sonno di Vita / ad un corpo ed un'anima assopiti nel male". "Riverbero", insieme compositivo mai imprigionato dall'ermetismo, consegna alle Calabrie, a Cirò Marina, un autore vero, sensibilissimo, Luigi Ruggiero, Uomo di grande umanità, che sa scavare, senza forzature o artifizi, nel profondo dell'"Io", sintetizzando sensazioni che orbitano attorno al suo magnifico, magico mondo poetico.

 

2000

Da un'obiettiva analisi critica della silloge "Dal terrazzo dell'esistenza", ultima opera letteraria in ordine di tempo di Luigi Ruggiero, poeta calabrese di Cirò Marina, si rileva una forte esigenza d'identificazione e verifica, che si traduce in presa di coscienza e formulazione di denuncia, in un linguaggio non amplificato né ossessivo nella forma. L'opera, equilibrata anche nella struttura narrativa, è scorrevole, vibrante e di grande riflessività pensosa.
Ruota attorno ai valori assoluti della vita ed evidenzia un itinerario poetico, che dà l'esatta misura dello spessore dell'autore. Ruggiero, scrittore libero da condizionamenti e briglie, sfugge alle oscure ed indecifrabili allusioni dell'ermetismo d'avanguardia. Tiene molto alla propria unicità; pertanto si muove vivendo un'esistenza intrecciata fra paesaggio reale e simbolismi.
Il contrasto di vivere nel meridione d'Italia sottolinea il paesaggio psicologico; quello reale ritratto, invece, è la marina, luogo di fascinoso mistero dove prende corpo e si sviluppa -per controverse riflessioni, noia, tristezza, gioia e spensieratezza - la poetica ruggeriana.
Il poeta ciromarinese ha al suo attivo, oltre all'inedito, due pubblicazioni, "un Cuore che canta" e "Noi" , rispettivamente del 1998 e 1999. Si caratterizza per immediatezza, incisività ed acutezza. Ogni lirica si appropria, con grande movimento, d'elegante esposizione. L'intercorrere di sensazioni, inoltre, si rincorrono in trame ed intrico emotivo trasparenti come bifore dell'anima. Pensiero filosofico e profonde implicazioni le completano ai fini dell'atto creativo. Emotività e trasparenza, innaffi, sono elementi facilmente riscontrabili anche nella lirica
"Un calvario di bugie".
"Un calvario di bugie per non far male \ Un silenzio di verità per dire quanto vuoi \ ai tuoi bisogni di essere \ Bugie di verità che vogliono amore \ Cerco nel mondo della Verità sognata \ e all'altro dono \ il fascino del fiore inebriante della bugia"
Ruggiero non ha mai smesso d'interrogarsi né di scrutare, con immutata fede, il grande affresco dell'esistenza. Contempera,con onestà intellettuale e senza forzature, esigenze diverse. E quando bramoso d'esplosione di vita si fa pressante l'urgenza della ribellione, tradisce, seppure la paura che ciò possa davvero verificarsi è forte, un irrefrenabile bisogno di fuggire per indagare altre realtà.
"Sfoglio il libro della vita \ avido di conoscenza" recita la lirica "il libro della vita" "senza capire come \ si possa uccidere un proprio fratello \ Un'altra pagina di un altro capitolo \ senza capire perché \ nell'opulenza dei tempi \ ancora i bambini hanno fame \ senza capire perché \ l'uomo ruba l'ambiente del mondo \ senza capire perché \ dall'Eterno sonno non ci si sveglia alla vita \ Finalmente stanco arrivo all'ultima pagina…"
Nella silloge poetica "Dal terrazzo dell'esistenza", opera certamente non frammentaria né artificiosa, ma agile, pregna di flusso comunicativo e per quanto possibile aderente alla realtà, ritorna il leitmotif "Amore". Nascono così liriche di grand'efficacia, apprezzabili per valori contenutistici,concettuosità di stile ed esaltate da ritmo e fluidità discorsiva. Versi curati con intelligenza - i soggetti racchiudono e conservano anche antichi ricordi, profumi e sapori - che lasciano trasparire un misurato monologo interiore, preceduto da profonda e febbrile indagine esistenziale: "arma" a sostegno della narrazione e carica di coinvolgente inquietudine.
"…mi trascino vecchio nel cuore \ per le strade di un paese addormentato" così si esprime Ruggiero nella poesia "una notte" "…Muore \ la voglia di morire \ nella vigliaccheria del giorno \ pronto a continuare la vita \ Il giorno mi trova per le strade della ruga in vita \ con gli occhi pieni di paura e di speranza \ per un tozzo di amore che riapra il futuro".
Luigi Ruggiero usa schemi diversi per ogni situazione, rivolgendosi alla poesia con timidezza ma con un'intesa naturale, instauratasi da sempre, che lo salvaguarda dal rischio di diventare monocorde. A volte si lascia coinvolgere dall'automatismo - nel senso della partecipazione - fino ad arrivare a descrizioni paniche; poi ritorna puntualmente alla serenità, alla pacificazione ed all'ottimismo. Il suo iter poetico resta fedele - senza stravolgere valori né idealità - al modello espositivo e predilige l'accurata scelta del vocabolo, accattivante anche quando il testo impone l'invenzione o profili di figure emblematiche, attraverso indagini e con sottile lavoro di cesello, da segnalare ai "buongustai" della letteratura.

Trento, luglio 2000 - Vincenzo Barca

Vincenzo Barca, di Umberto e Sisina Pecora, primogenito di cinque figli, nasce a Cirò Marina il 18 marzo 1946.5
Ufficiale dell'Esercito (in ausiliaria dal 1996) ,è laureato in Economia e Commercio e Lettere, quest'ultima conseguita a quasi quarant'anni.
Sposato con Bersa Tosca, Barca è padre di tre figli.
Dal 1998 è Presidente della Società Nazionale "Dante Alighieri", Comitato provinciale di Trento.
Fondatore e presidente dell'Associazione Culturale "Alunni delle Muse"; presidente provinciale del "MOPOEITA" (movimento per la diffusione della poesia in Italia) Capit, con sede nazionale a Roma; membro del direttivo dell'Associazione Scrittori del Trentino Alto Adige (A.S.T.A.A.); scrittore, poeta, critico letterario e giornalista, collabora con quotidiani locali e nazionali (Secolo d'Italia), riviste specializzate e periodici; è Direttore de "La Gazzetta del Trentino", periodico d'Informazione e Cultura.

 


1999

Raccolta di poesie

<< Fari, fari… pater mi care >>
Comincio con un aforisma poetico e comune che prendo dalla lingua classica, appunto perché la parola << prefazione >> deriva dal latino ed il suo etimo è praefari e cioè
fari =parlare
Prae =prima
Quando nel cuore i sentimenti si intrecciano con le emozioni e si accavallano in una ridda tumultuosa, non è facile dare forma e sostanza a questo mondo, che è in te.
E' un problema di stile.
E solo se il concetto prende vita in te e tu lo elabori, tu potrai trasmetterlo agli altri. In questa silloge di componimenti poetici, che Luigi Ruggiero ci presenta, tu potrai sentire il travaglio ed il tormento di chi vuol mettersi in comunicazione con il mondo, nel quale si vive, e tenta e cerca di mettersi in sintonia con chi vuole colloquiare.
Sincronizzazione di persone.
La poesia è un colloquio.
Quando si è contemplato e si è vissuto in un'esperienza profondamente personale, lo si vuole presentare agli altri.
Si è poeti in quanto si ubbidisce a delle norme fissate in canoni ineccepibili: Contemplata tradere
Si vis me flere, flendum est tibi La poesia di Luigi Ruggiero segue istintivamente queste regole.
Egli completa il sole;
resta incantato dinanzi ai silenzi lunari;
ammira un vecchio;
si ferma in estasi dinanzi ai quadri, che la quotidianità della vita presenta, e subito si chiude in se stesso e nella sua anima sente questo mondo rivivere e colorarsi di note e di armonia.
Nella sua poesia tu senti queste sinfonie in note ed in segni, in espressioni liriche di alto spessore.
E così scene e ricordi emergono in una successione poetica, che pace e serenità porta al lettore.
Ci si sente coinvolti in mondo, che è di ieri, ma ch'è sempre presente in tutte le coordinate spaziali e temporali, a dispetto di << uno sciocco modernismo >> che lo vorrebbe finito.
La poesia di Luigi Ruggiero ti porta nelle paure dei << silenzi lunari >>, e tu senti la solitudine di un arcano mistero, che però è pieno di luci e di canti.
Il lettore allora ripeterà:

<< E' dolce questo canto di amore,
che invade l'anima,
fasciandola di felicità >>

La lettura di ogni poesia ti costringe ad un momento di riflessione: tu ti fermi e con la fantasia ritorni al tuo paese natio e vedi un vecchio, che aspetta

<< sul sagrato della Chiesa
che ritorna la vita >>
quella vita che << vince il fetore >> e << la lordura >> della morte.

In molti componimenti ci sono scene di vita esperimentata, che danno modo al poeta di frugare nelle profondità del suo spirito, per affermare convincimenti e propositi, che spesso sembrano essere stati sommersi dai ritmi, che impone il dinamismo del secolo, nel quale si opera.
E così tu vedi << una vecchietta che sul suo uscio aspetta la minestra >> della festa dei morti o altrove i ridenti ragazzi, che di casa in casa vanno gridando: << Mi faciti i morticeddi >>.
Sono scene di sapore paesano, che già in se stesse hanno una valenza significativamente poetica.
Luigi Ruggiero sa coglierle ed esse acquistano anche un valore letterario.
So bene che il critico spesso va al di là di quella patina, che mostra un oggetto.
Ma sta qui appunto la capacità di saper rilevare gli elementi positivi, che si affermano oltre il fenomenico.
Certo c'è chi può dissentire da ciò che legge e chiudendosi nel suo guscio può anche non vedere la ricchezza che c'è in un'espressione, in un pensiero, in un'idea.
C'è sempre un asino bigio di carducciana memoria, che può continuare a rosicchiare un cardo senza degnare di uno sguardo su quanto gli si muove attorno.
Luigi Ruggiero è un poeta, che va là dove il lo porta.


Antonino Terminelli

 
 

1998

Raccolta di poesie

La poesia è certamente l'espressione più genuina e spontanea dell'anima umana. Poeta nascitur; orator fit.
Si nasce poeti, perché il procedimento culturale dell'uomo parte sempre da quell'incanto e dal fascino, che ognuno di noi subisce dal mondo che ci sta intorno.
Dinanzi ad un cielo stellato, dinanzi ad una pallida luna, che con i suoi raggi argentati riempi le sere, dinanzi ad un tramonto dorato o al sorgere del sole, ognuno di noi avverte sempre uno stupore, che nasce dal profondo del cuore.
C'è una ricchezza di sentimenti, di riflessioni, che quando emerge diventa poesia, diventa arte; che ti frulla nella mente e nel cuore.
Luigi Ruggiero, in questa silloge poetica, ci dà un saggio della sua interiorità spirituale e culturale e ci trasmette in una forma molto incisiva quando egli sente e vive nel suo mondo.
C'è una tecnica ai cui canoni bisogna ubbidire con piena adesione e convinzione.
Luigi Ruggiero, che conosce e crede a questa tecnica, nella sua espressione poetica riesce a farsi leggere, costringendoti persino a momenti di riflessione e di meditazione.
La poesia di Ruggiero trae motivo ed ispirazione da una realtà, nella quale egli è immerso e che completa in una situazione di estasi mistica, ma è soprattutto il ricordo di esperienze vissute nel corso della sua storia, che riecheggia nella sua arte poetica.
Quel "fiumicello" della sua giovinezza ti fa sentire il "gorgheggiare di limpide acque" che contrasta drammaticamente con un inquinamento fatale.
Quel camminare del fiume "insieme alla fogna" ha un valore emblematico, che è facile cogliere a chi nella poesia al di là della forma sa scoprire i concetti e le convinzioni, che si vogliono evidenziare.
Così "quel vagito" che "rincuora la natura nel suo cammino di vita"ti trasmette il trionfo sulla morte ed è come un raggio di luce, che si riflette sulla "limacciosa palude" in un arcobaleno di speranza, che splende nel cielo limpido e luminoso, in "un cielo di cristallo" Nelle composizioni poetiche non mancano elementi autobiografici, che, mentre fanno risaltare la personalità dell'autore, ti coinvolgono in un grido di protesta.
Molte volte è un grido lacerante, che non si perde nelle pieghe di un tessuto vellutato, ma esprime la ribellione di un'anima.
Non si può tollerare che si faccia prepotenza ad un bimbo, nel cui sguardo c'è "lo spettacolo della vita" Un dono di Dio non può essere sciupato "dai mercati" per esaurirsi "nel fascino del Male. Bisogna aver il coraggio di sapere "seminare gli sperduti semi dell'amore della giustizia della libertà…" se si vuole che "il fiore inonderà del suo profumo…le abbruttite nari I del peloso viandante…" Ed è in queste affermazioni, che Luigi Ruggiero vuole consegnare ai suoi "venticinque lettori" un messaggio, che può e deve divenire anche un programma di vita ed un ideale, a cui tendere senza mai stancarsi. Ma la poesia di Ruggiero affronta anche problematiche di un certo spessore filosofico, né sfugge agli interrogativi, che il pensiero pone a se stesso ed agli altri.
Sono sprazzi di luce, che tante volte in un cielo plumbeo ti prestano una visione, che supera il manto, su cui si adagiano le nuvole più o meno nereggiate e minacciose di pioggia e ti portano dinanzi ad orizzonti lontani e sconfinati, che ti danno il senso dei limiti del "villaggio globale", nel quale l'uomo comune è costretto a vivere.
C'è l'esperienza di chi trovandosi a volare su un aereo nei cieli limpidi vede ed intravede realtà nuove, che ti riempiono di stupore e di meraviglia.
La poesia di Ruggiero va meditata, perché spesso sotto la parola c'è sottintesa qualcosa, che tocca il mistero.
E subito ti sbalza dinanzi il tormento, il dolore, il pianto, il rimpianto di un'anima, che ha conosciuto e vissuto momenti di tristezza e di angoscia.
La poesia "il passato ed il presente" ti immerge in una "cocente paura", che si agita "nel profondo abisso del subconscio.
Ma c'è anche "una rabbia impotente" che fa si che il pianto si confonde con la pioggia. Chi presenta un libro non può arrogarsi il compito di mediatore.
Quando si è dinanzi ad un'acqua zampillante e fresca, che scaturisce dalla dura roccia, si beve direttamente.
L'acqua non si attinge con brocche di creta.
Se tra le mani ti capita questo testo di poesie, non fermarti a leggere la presentazione: salta queste pagine e và subito ad immergerti nella poesia.
Rileggerai questi miei pensieri, solo quando con gli occhi pieni di lacrime e con il cuore sanguinante vorrai confrontare le tue impressioni e suggestioni con quelle di chi, prima di te ha avuto la gioia di aver scoperto un'anima che canta, un cuore che soffre.
 
Antonino Terminelli
 
Mons. Antonino Terminelli, scrittore, canta al suo attivo importanti pubblicazioni di carattere storico, filosofico, teologico. Collabora a varie riviste. Il suo nome per un'originale opera su Tommaso Campanella compare nella prestigiosa collana "Monumenta Italica" di Roma.