"Prigioniero di una rima,riscrivo
i miei sentimenti desiderosi
di vagare sul foglio candido, lascivo
ricreo le sensazioni: le apoteosi..."


 

Ernesto Siena

è nato a Cariati (CS) il 07 Ottobre 1983
risiede a Cirò Marina (KR) in via Lince n° 9 Tel. 096235336
E-Mail: e.siena@cirol.it
Ha conseguito la maturità scientifica, raggiungendo il massimo dei voti, presso il Liceo Scientifico "I. Adorisio" di Cirò
Attualmente è iscritto al 2° anno della facoltà di Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma

 

Da "Il Crotonese n° 43 del 6.6.1996 in occasione del premio Pucciarelli-D'Afflitto XXX Edizione:

"....... si distingue per la perspicacia, l'impegno e le ottime capacità mnemoniche e riflessive, che puntualmente utilizza in modo proficuo per sé e per gli altri.
E' sempre attento e sensibile alle problematiche attuali agendo di riflesso e rendendosi parte attiva della società in cui vive, anche con manifestazioni di generosità e altruismo."

Ha pubblicato la sua prima raccolta di versi (CREPUSCOLI-Stella del Mare), nel gennaio 2001 raccogliendo benevole attenzione sia da parte dei lettori sia del mondo istituzionale e della cultura. La sua seconda opera "Ombre" è stata pubblicata dalla prestigiosa Casa Editrice Il Foglio Letterario di Firenze, nel Maggio 2003.
Con la poesia " Nel tempio di Belial " è risultato vincitore, quale primo classificato nella II edizione del concorso nazionale di poesie "Angela Serra" nell'anno 2001.
Sue liriche sono apparse sulla prestigiosa Antologia "Colori" Edita della Casa Editrice Pagine -Roma 2002-

Nel tempio di Belial si consuma
l'incenso, che brucia sul petto
della vittima: gli occhi alla Luna
guardano il niente mentre sul petto

cade la fredda lama che riluce
di morte e che di sangue ha sete.
Sorride il demone, in silenzio cuce
un manto per la sua sposa. Miete

le grida di disperazione eterea
e le mette nel vaso che di Pandora
è stato. Terge le ferite e ricrea
con filo di ragnatela. E l'aurora

aspetta sulla porta del tempio
di cogliere qualche spenta anima
da portare al cielo. Guarda empio
il suo dono di sangue e cenere fina.


I cirri sono passati
per l'aere tenebroso,
hanno scoperto muovendosi a ritroso
i petali lunari appena sbocciati.

Inondano i rai
coi loro bagliori obliati
e per il cielo sparpagliati,
ricordano dell' esistenza i guai.

Ma lo sguardo distolgo
per non rumoreggiare rubando
un petalo venerando
ed il sogno dalla mente tolgo


A volte vorrei star seduto a guardare
una cometa che s'incendia e cade
nel cielo terso
come specchio d'un universo
lontano: un incantesimo bagnato
di rugiada. Intanto in un mondo fatato
un gran mago dirige dell'Empireo il moto,
alle eteree stelle prefigge in toto
il loro celeste destino.
Ma con una mano d'assassino
il giorno lo sorprende...
la cupola stellata si difende...
Ma sui fatati sogni,
han la meglio i raggi giocondi.




Opera Iª
 
 
   
Inni a Venere
CREPUSCOLI
 
di
Ernesto Siena
   
Canti della disperazione opaca
   
Mirycae
   
Cronos
   
Ballate demoniache
 
 

Questa raccolta di poesie, che ho deciso di portare all'occhio critico, ma spero benevolo, del pubblico non nasce certo da pretese di allori ed onori, con essa ho voluto semplicemente rendere pubblici i miei pensieri, affinché forse qualcuno possa trarne qualcosa di utile, affinché qualcheduno si commuova di fronte alla nuda descrizione di fatti, resi attraverso la mia umile penna. La presente, non chiede di essere innalzata, ma solo di essere letta e magari anche un po' apprezzata.
Ma in tutta franchezza, sono anche desideroso di apprendere dal pubblico le reazioni suscitate dal mio "Zibaldone", se esso apprezza o meno la chiarezza o l'oscurità con cui ho voluto rendere scorci di vita quotidiana, visioni, sogni, incubi e fobie.
Spero che i miei benevoli lettori sapranno comprendere la mia poesia, sebbene non eccelsa, ma certamente, mi si scusi la falsa modestia, ricca, densa di significati, che forse saranno anche un po' troppo ardui da interpretare, ma che, spero, facciano rivivere quei miraggi di vita che mi sono permesso di immortalare. Mi auguro che leggendo le mie poesie le possiate apprezzare e soprattutto, che riusciate a capire le emozioni ed i sentimenti che mi hanno ispirato.

                                                                                                                                                        L'autore

Introduzione
Ho avuto sempre la convinzione che la vera poesia sia quella dotta, quella cioè che diventa gioco di immagini e di parole, riuscendo nel contempo a parlare al cuore, dopo aver tratto però il suo nutrimento dalla cultura, in particolare dallo studio degli autori, la cui lettura (com'è scritto nell'etimologia della parola-auctores da augeo = aumentare) aumenta il sapere e la cui imitazione, se si possiedono le doti innate del poeta, si trasforma in nuova originalità, in un processo continuo di rigenerazione della poesia, che è tale non perché assolutamente diversa dalla precedente, ma perché dotata di quelle caratteristiche capaci di suscitare nel lettore emozioni forti in ogni epoca storica.
Se questo mio convincimento corrisponde a verità può definirsi poesia quella che nasce, si, da momenti profondi di ispirazione, ma nello stesso tempo si alimenta di molte ed intense letture, difficilmente riscontrabili in un adolescente, non fosse altro perché breve è il tempo da lui vissuto, a meno che esso non sia stato trascorso come la maggior parte dei giovani, ahimè, non fanno e cioè dedicando gran parte della loro giornata alla conoscenza della letteratura antica e moderna.
E' quanto si deve supporre, invece, leggendo le poesie di Ernesto Siena, alunno frequentante il quarto anno del Liceo Scientifico "I. Adorisio" di Cirò, le quali, già nei titoli della raccolta, ci rimandano ad autori classici, rivissuti con entusiasmo adolescenziale, in cui però si intravedono già bagliori di precoce maturità intellettiva ed artistica.
Le cinque parti in cui si compone il libro -Inni a Venere, Canti della disperazione opaca, Myricae, Cronos, Ballate demoniache- riportano, ciascuna, citazioni testuali, rispettivamente, di Lucrezio, Baudelaire, Pascoli, Petrarca, Lutero, autori tra loro lontanissimi nel tempo e nell'opera, il che dimostra anche la complessità della ricerca effettuata.
Un'operazione, comunque, squisitamente letteraria, che ha l'ambizione di proporre un legame tra il mondo poetico espresso nelle opere dei grandi della letteratura ed il vissuto universalizzato e liricamente reso dal giovanissimo autore.
Poesia dotta, dunque, quella di Siena e perciò difficile ed in parte inevitabilmente oscura, ma dell'oscurità acquistata alla Scuola dei poeti Ermetici; poesia di uno studente, che certamente ha letto con cura ed interiorizzato con passione testi classici e testi moderni, ricavandone una lezione di autentico afflato lirico, anche quando i temi diventano ardui ed impegnano il lettore in una faticosa opera di interpretazione.
Dalle poesie d'amore, mai languide o sdolcinate, ma sempre nutrite di pensiero a quelle che possono essere definite più specificatamente filosofiche, quello che colpisce, nel mondo espressivo di Siena è la capacità dell' io poetante di intessere con un immaginario interlocutore (la donna amata o lo stesso io) un discorso sempre denso di concetti, a volte arioso ed aperto, a volte chiuso e tutto proteso verso le proprie angosce esistenziali, acuite dai fantasmi notturni e dalle fobie quotidiane, che non sembrano appartenere ad un giovane ancora acerbo, quanto ad un uomo maturo e provato dagli inganni del vivere. Un discorso però sempre poeticissimo, costruito attraverso un lessico scelto con maestria stilistica, in cui i termini sono accostati tra loro in maniera tale da ricreare grande musicalità all'interno di immagini bellissime ed in cui il tumulto dei sentimenti, anche quando è forte e vorrebbe esplodere riesce quasi sempre a sublimarsi nel piano dell'arte.
E questo accade soprattutto nelle poesie d'amore, tra le quali non è possibile citarne alcuni versi davvero di pregevole fattura.
"Ascoltami mentre creo note nuove con steli vibranti di betulle appassite..." " Osservami quando dal nulla nasce una sinfonia di rosei petali."

Ma anche nelle altre poesie, quando, " prigioniero di una rima" descrive "sentimenti desiderosi di vagare nel foglio candido" e la metrica non gli impedisce di descrivere incantato la bellezza e l'immensità dell'universo:

"A volte vorrei star seduto a guardare
una cometa che s'incendia e cade
nel cielo terso/ come specchio dell'universo",
o di dare vita e movimento agli elementi della natura.
" I cirri son passati
per l'aere tenebroso
hanno scoperto movendosi a ritroso
i petali lunari appena sbocciati".

I versi citati sono, a mio avviso, tra i più belli dell'intera raccolta, anche perché rappresentano il rasserenamento dell'animo in un procedere estetico quasi sempre tumultuoso, in cui anche il linguaggio, nelle sue forme espressive, acquista la cadenza del travaglio interiore ed in cui (anche nelle rime non dichiaratamente amorose) protagonista è sempre Amore, che l'autore, alla maniera dei poeti della classicità, usa personificare. Esso è fonte ora di serenità e gioia, ora di sofferenza e tormento, ora rasserena l'animo, ora lo turba, ora esalta, ora deprime. Così è nella vita, così è nella letteratura di tutti i tempi, che dalla vita trae ispirazione.
Ed il giovanissimo poeta sembra averlo capito troppo presto.

Prof. Luigi Rizzo - Dirigente Scolastico - Liceo Scientifico - Ilio Adorisio - Cirò KR





 Opera IIª

 
 
   
Rivolta
OMBRE
 Et nos canimus surdis
di
Ernesto Siena
   
Delitti
   
Visioni notturne
   
Danze macabe
   
Carmina Salentii
 

"Una raccolta di poesie di un giovane autore che si confronta con la metrica classica. Ne vengono fuori liriche piene di passione e sentimento e soprattutto costruzioni artistiche di un notevole spessore e rigore metrico. Andrea Panerini(Direttore Rivista delle arti umanistiche Il foglio Letterario sezione Poesie Autori Contemporanei)

L'Arte è creatrice del Bello, il quale solo tramite essa si può sgorgare.

Il Bello non si identifica e non esprime né il Vero né il Bene, ma esso esplicita eternamente sè stesso.

L'Arte ha in se il metro della propria misura ed è legge a sè stessa.

Il piacere dell'artista consiste nell'utilizzare strumenti imperfetti per esprimere l'Idea perfetta che è nella sua mente.

Tra le Arti, quella più adatta ad esprimere il Bello è la Poesia.

La Poesia è sublime mezzo dello scandaglio dell'anima, che imprigiona i sensi in un dolce velo, ma il suo fine ultimo essa lo ritrova in se stessa.

Nella Poesia si saldano creazione ed imitazione, coscienza ed incoscienza, ispirazione e doctrina. "Il poeta è un ladro di fuoco." (Balzac)

Il poeta, quando scrive, è pervaso da divinae insaniae: in tali momenti la sua condizione è quella di un Dio.

" Gli abissi sono per gli spiriti profondi" (Nietzsche): il fine del poeta è strappare agli abissi della sua anima, nei quali si è sprofondato, la suprema essenza del suo spirito: sacro balsamo della sua Poesia.

Quando compone il poeta parla di se stesso ed a sè stesso. Sebbene ciò, egli può essere compreso da spiriti a lui affini, ma la Poesia rimane comunque cosa per pochi eletti. Il poeta non si preoccupa di dimostrare nulla: egli partecipa al Bello, non al Vero.

Il poeta non è né vate, né educatore, né maestro di verità: tali cose né lo interessano né lo riguardano.

Egli non partecipa né alla morale né all'etica: è al di sopra di esse, così com'è al di sopra del Bene e del Male.

L'artista può esprimere tutto senza mai essere né morboso né volgare.

Impoetico è il vero, il certo il determinato; poetico l'incerto, l'ignoto, indeterminato, il vago.

Per quanto riguarda la forma: "Amo la regola che corregge l'emozione, amo l'emozione che corregge la regola" (Braque)

Il poeta è veggente, è colui che vede oltre l'abisso, colui che sa attingere alle sacre e fresche fonti del Parnaso, colui che sa ricongiungersi con il Tutto.

Immerso nel delirio, nella morbosità del Male, nel piacere dei sensi egli si apre un varco verso l'ignoto!

L'autore

In questa raccolta di poesie, Ernesto Siena, dimostra di possedere una visione poetica personale, una Musa ispiratrice che riesce a fondersi con il poeta e a dar vita a liriche profonde che "lacerano gli animi" per poi riportarli a nuova vita.
Dubbi, paure, pensieri si mescolano nelle menti riempiendoli di eterni quesiti.
Da qui il titolo "Ombre che scompaiono al sorgere del sole, un sole che scalda e irradia con i suoi raggi le bellezze che ci circondano, mostrando a pieno la loro consistenza.
Una contemplazione del bello che non confluisce solamente sul nostro "estetico-emozionale", ma va ben oltre, raffinando e sensibilizzando chi lo riceve e migliorandone l'anima.
Insomma un appagamento per noi riceventi.
Nonostante la giovane età, l'autore, dimostra una cultura finissima della letteratura classica antica usandola con prorompenza nelle sue liriche per poi sfociare in un suo stile personale che mai delude anzi lo innalza a "poeta sublime"
Espressione squisite e preziose si intrecciano dando vita a versi spontanei che nascono dal profondo donando al lettore grande musicalità e armonia.




I Fiori del campo Edizioni - Landriano - Pavia-